Buongiorno lettrici e lettori, nei giorni precedenti vi ho parlato di uno dei temi centrali del libro "La regina degli scacchi". Oggi, invece, vi dirò la mia opinione, cosa ne penso di questo libro.
Finita in orfanotrofio all'età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell'orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi... Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.
Voglio fare una piccola premessa prima di iniziare a parlarvi di questo libro: non ho ancora visto la serie televisiva. Ho rimandato per molto l'inizio della visione della serie e quando mi è stato proposto di leggere questo libro ho deciso di dedicarmi al libro e poi alla visione. Di conseguenza, non ci saranno dei paragoni tra serie tv e libro, di quello se ne è occupato la mia collega nella sua tappa del blog tour.
Protagonista di questo libro è Beth, la quale rimane orfana all'età di otto anni dopo aver perso la madre in un tragico incidente. Sarà proprio dal suo ingresso nell'orfanotrofio che inizierà il libro. Beth si presenta sin da subito una bambina completamente diversa dalle altre, eccelle in tutte le materie soprattutto nella matematica. La sua vita sarà destinata a cambiare quando conoscerà il gioco degli scacchi. La sua passione per gli scacchi ha inizio proprio lì e aumenterà nel corso della sua storia. Beth verrà definita una bambina prodigio: intelligente, intuitiva, curiosa. Sembra quasi una bambina perfetta. Beh, non è del tutto perfetta.
Legati alla vita di Beth prevalgono dei temi molto importanti e delicati: l'abuso di psicofarmaci tanto da diventare una droga, l'abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Non solo, altri temi vengono trattati in questo libro quali l'emancipazione femminile, i legami affettivi, le prime esperienze di Beth. Ho avuto l'impressione che l'autore volesse rappresentare la protagonista come qualcuno con una mentalità già adulta, rispetto alla mentalità di una qualsiasi bambina di otto anni.
Su una cosa ho avuto un po' di difficoltà nel capire: le mosse e come si gioca a scacchi. Durante i tornei l'autore spreca molto tempo e spazio alle mosse degli scacchi, alle strategie di gioco di Beth e dei suo avversari. A volte pagine intere, mosse spiegate nei minimi dettagli. Non essendo io una giocatrice di scacchi non ho potuto apprezzare a pieno queste parti presenti nel libro, ma d'altro canto non mi hanno sconvolto o rovinato il resto della lettura. Sicuramente chi sa giocare a scacchi apprezzerà a pieno queste parti del libro rispetto a me.
Nel complesso è stata una lettura piacevole e molto scorrevole. E' sicuramente un libro da non sottovalutare, non bisogna pensare che parli principalmente di una persona che gioca a scacchi, ma bisogna dare importanza ai suoi temi. Credo che il più importante sia proprio quello dell'emancipazione femminile, il quale viene trattato con una metafora: attraverso i tornei di Beth. Ma questo ve l'ho già spiegato nella mia tappa del blog tour.
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